18 May 2017

Intervista a Loredana Ligabue, direttrice della cooperativa “Anziani e non solo” di Carpi e segretaria dell’associazione CARER che raccoglie i caregiver dell’Emilia-Romagna, alla vigilia del convegno in cui verranno illustrate le linee guida per l’attuazione della legge regionale che riconosce e valorizza i caregiver familiari.

Loredana Ligabue: “Caregiver in Emilia-Romagna, i punti di forza della legge”
Il suo nome è legato strettamente alla legge regionale che l’Emilia-Romagna – prima in Italia – ha approvato nel 2014 per il riconoscimento dell’attività di cura e di assistenza all’interno delle famiglie nei confronti di persone malate, disabili o anziane. Loredana Ligabue, direttrice della cooperativa carpigiana “Anziani e non solo” e segretaria dell’associazione CARER, oltre che ispiratrice della LR 2/2014, è tra quanti si battono per un riconoscimento nazionale attraverso la legge quadro attualmente all’esame della Commissione Lavoro del Senato. L’abbiamo intervistata alla vigilia dell’importante convegno in programma venerdì 19 maggio in Regione (ore 9, viale Aldo Moro 30, Bologna) in cui verranno illustrate le linee guida per l’attuazione della legge regionale 2/2014 sul riconoscimento e la valorizzazione del caregiver familiare.

Chiariamo innanzitutto chi è il caregiver e qual è il suo ruolo, visto che il termine inglese non è d’immediata comprensione per tutti.

“Il caregiver familiare è un componente della famiglia o un amico convivente che si prende cura di un altro componente che ha bisogno di supporto per le funzioni di vita quotidiane. E’ una realtà ancora difficile da percepire, anche perché il linguaggio non aiuta. Per questo è una figura che ha necessità di riconoscimento giuridico, cosa che la Regione Emilia-Romagna ha fatto per prima”.

Quanti sono i caregiver in Italia e nella nostra regione?

“Si può parlare solo di dati stimati. Partendo da un’indagine Istat sulle problematiche della conciliazione, si ritiene che in Italia i caregiver siano 3,3 milioni. In Emilia-Romagna sono 289.000, circa il dieci per cento del totale nazionale, ma il dato è certamente sottostimato. Si consideri poi che nella nostra regione i caregiver che sono anche lavoratori fuori casa raggiungono circa il 40 per cento, una realtà importante di cui occorre avere presente l’impegno gravoso”.

Da un lato c’è la solitudine percepita dal caregiver nel lavoro di cura e dall’altro c’è il rapporto simbiotico che si viene a creare tra chi assiste e chi viene assistito. Quali sono le possibili soluzioni a due tra i principali problemi di chi vive questa situazione?

“Per quanto riguarda la solitudine del caregiver sono molto importanti il sostegno e l’empatia tra colleghi, la possibilità di avere aiuto e consigli da chi vive nella stessa situazione. La simbiosi con il malato è quasi inevitabile, ma porta allo svuotamento del caregiver, che mediamente svolge ogni giorno sette ore di assistenza diretta e undici di assistenza indiretta. La sofferenza psicologica è molto forte. Dal 2011, quando è stata realizzata la prima edizione del Caregiver Day, a oggi attraverso il confronto tra famiglie, associazioni ed enti abbiamo cercato di dare risposte a questi problemi. Dopo l’approvazione della legge in Emilia-Romagna, altre Regioni hanno cominciato a muoversi nella stessa direzione. Ora però occorre un elemento di riferimento normativo a livello nazionale ed europeo per continuare a lottare sul versante dei diritti”.

Molti caregiver sono giovani e giovanissimi, anche minori. Che cosa si può fare per loro?

“Sì, si calcola siano 169.000 in Italia e 14.000 in Emilia-Romagna i giovani tra i i 15 e i 24 anni che si prendono cura di un nonno infermo, di un fratello disabile o anche di un genitore tossicodipendente. Mediamente un ragazzo su dieci è impegnato in una dimensione di cura e, tra questi, per due su dieci l’impegno è molto pesante. Con il coinvolgimento dell’Ufficio scolastico regionale abbiamo ottenuto la possibilità di riconoscere a questi ragazzi crediti formativi. Ma per loro è molto importante il riconoscimento anche da parte dei coetanei; per questo verranno fatte azioni di sensibilizzazione al valore della cura nelle scuole”.

Il 19 maggio verranno presentate le linee attuative della legge regionale. Quali sono i suoi punti di forza?

“Innanzi tutto vi è l’identificazione giuridica del caregiver familiare. Inoltre viene riconosciuto il diritto ad avere una serie di servizi importanti: informazione, ascolto pieno, interazione con i servizi territoriali. Infine riconosce la possibilità di avvalersi di un’opportunità formativa e che vengano riconosciute le competenze acquisite nel dare cura. Accanto a ciò possono funzionare molto bene i gruppi di auto mutuo aiuto di caregiver familiari”.

A che punto è l’iter della legge nazionale?

“Il testo della legge emiliana ha portato altre realtà regionali a riflettere sul fenomeno. La Campania, per esempio, ne ha approvata una sul modello della nostra. E’ stato depositato alla Camera e al Senato un testo di legge, che è ora in corso di disamina da parte della commissione Lavoro del Senato. I nodi da risolvere sono le risorse disponibili e i tempi. Ci auguriamo che la legge venga approvata nel corso di questa legislatura”.

Fonte: http://sociale.regione.emilia-romagna.it

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